Riserva Zompo lo Schioppo

Morino vecchio

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il progetto di recupero

un borgo vivo,
di nuovo

La realizzazione del Piano di Recupero del Borgo di Morino Vecchio si inserisce in un processo di recupero e rivitalizzazione che, da alcuni anni, viene sperimentato e portato avanti dall’Amministrazione Comunale di Morino, con una nuova metodologia di approccio alle problematiche del recupero, non più mono-settoriale, ma integrato e partecipato, attraverso l’apporto della popolazione e delle sue diverse categorie sociali. 

L’esperienza del coinvolgimento diretto dei saperi locali è possibile se si ridefinisce e si rafforza il ruolo dei luoghi di produzione del sapere in rapporto con il territorio, i suoi attori e le risorse disponibili.

“ … Liberata dopo cent’anni dalla boscaglia che l’ha invasa, Morino vecchio va come un traghetto alla deriva. Il suo ponte di comando è abitato solo da fantasmi. Visto da lì l’Appennino lievita, svela il suo rollio lungo, oceanico.

Tolti gli arbusti tutto è riapparso al suo posto, l’orologio fermo a quel gennaio. Con la luce del giorno, negli squarci dei muri sarebbero visibili travi, pezzi di mobilio, stoviglie. I segni della vita interrotta, come nel castello della Bella addormentata.”

 Paolo Rumiz

il progetto di recupero

La storia
dell'abbandono

Il 13 gennaio 1915 una scossa del X° grado della scala Mercalli provoca solo ad Avezzano 10.700 vittime, il 95 % dell’intera popolazione. Nella provincia dell’Aquila il sisma causa 32.000 morti ed un migliaio di vittime circa fra le province di Caserta, Roma, Perugia e Chieti. Anche la Valle di Roveto e l’abitato di Morino non sfuggono a questo evento di tragica portata. L’importanza del sisma del 1915, al di là dell’indubbia tragedia che colpì la popolazione residente, provoca di fatto la fine del modello insediativo medievale, causando lo spostamento di quasi tutti i centri abitati verso il fondo valle, a ridosso delle vie di grande comunicazione.

Un regio decreto vietava che nuove costruzioni e ricostruzioni parziali e totali fossero intraprese nelle antiche ubicazioni. Questa sorta di schizofrenia urbanistica, in base alla quale è facile ritrovare accanto al paese attuale il fantasma della sua vita precedente, è ancora oggi una delle caratteristiche più evidenti del territorio antropizzato della Valle Roveto. Morino viene ricostruito a valle in prossimità della ferrovia e nell’attuale località Grancìa.

il progetto di recupero

Gli interventi
passati e futuri

Un primo intervento di recupero è stato già realizzato con i fondi della Regione Abruzzo, FSC Linea di azione: IV 2.2.a per un importo complessivo di 260.000,00  che ha previsto i seguenti interventi:
 

  • Sistemazione di percorsi e terrazzamenti;
  • Miglioramento dell’accessibilità dell’area e realizzazione di impianto di illuminazione
  • Realizzazione di cartelli informativi;
  • Sistemazione a verde e piantumazione di specie aromatiche

Dal 2022 è stata attivata una convenzione quadro tra il comune di Morino, capofila del Contratto di fiume e di paesaggio del Liri, e il Politecnico di Milano, Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, rappresentato dalla Prof.ssa Emilia Corradi e sono già stati attivati due workshop e attività didattiche con gli studenti del terzo anno del corso di Progettazione Architettonica 3 Sez. J. incentrati proprio sul recupero del borgo anche in relazione con la stazione ferroviaria di Civita – Morino.

Un secondo intervento è stato appena finanziato con i fondi del PNRRM1C3 – attrattività dei borghi storici che prevede un ulteriore fase di lavori e la realizzazione di strutture finalizzata ad ospitare campus creativi e attività culturali e alcune “Ecocapsule”, microcase intelligenti ed ecologiche da utilizzare per residenze temporanee. Il progetto esecutivo verrà attivato con la supervisione scientifica del Politecnico di Milano attraverso percorsi di progettazione partecipata.

Il borgo si presenta oggi in gran parte ruderizzato e, ad un primo sguardo, irriconoscibile come agglomerato urbano. Dopo il sisma del 1915 e la spoliazione che gli stessi abitanti hanno fatto negli anni successivi per ricostruire le loro case nel nuovo paese a valle, il borgo era ormai da tanto tempo avvolto dalla vegetazione che aveva ricoperto la collina. Spuntavano il campanile della chiesa di S. Maria Bambina, le mura fortificate, gli edifici situati su Piazza San Rocco, la parte più nuova del borgo, costruita ad est ai piedi della collina, che si è conservata meglio.

La pulitura e la conseguente totale riscoperta dei ruderi, necessaria per un rilievo completo e uno studio approfondito della morfologia e della consistenza di Morino Vecchio, hanno riportato alla luce  la conformazione della struttura urbana da cui si individuano alcune zone omogenee, che hanno poi guidato le scelte del Piano di recupero.

Il crinale del colle – che segue la direttrice che va da sud-est a nord-ovest – su cui sorge il borgo era interamente costruito ma, a causa delle oscillazioni sismiche amplificate proprio dalla posizione di crinale, è oggi costituito quasi esclusivamente da ruderi che permettono una valutazione del tessuto urbano soltanto come impianto a terra. Immediatamente sotto, nel versante sud della collina è ancora riconoscibile il palazzo Giovarruscio.

Il versante sud è caratterizzato, nella parte bassa, dalla presenza di resti consistenti della cinta muraria, sulla quale sorgono alcuni edifici dei quali sono osservabili le principali caratteristiche costruttive e tipologiche. La strada di accesso al borgo da ovest, che costeggia le mura, arriva in sommità ad uno slargo sul quale affaccia il rudere di un modesto edificio noto come la Nuova Osteria Facchini. Lungo la strada che porta a Grancìa, ad ovest, si trovano alcuni edifici utilizzati per la gestione del terreni agricoli  e della pastorizia.

Ad est si trova il piazzale San Rocco, situato di fronte al rudere dell’omonima chiesa, percorso di crinale che porta a valle verso il nuovo abitato di Morino e la cittadina di Civita d’Antino. Lungo questo percorso si trovano i tre edifici più moderni di Morino che si sono conservati, sebbene in stato di abbandono, fino ad oggi.

Gli elementi ricorrenti con la massima frequenza riguardano i materiali: pietra a vista (frequentemente intonacata) per le murature, coppi nelle coperture e rifiniture in pietra squadrata.

Dal punto di vista tipologico, più ricorrente è la costruzione su due livelli con  volta in conci di pietra al primo, copertura a due falde di tetto inclinate e scala esterna. Accanto a questo è possibile trovare una variante su due livelli  ma con sottotetto praticabile, volta in conci di pietra al primo livello, solaio in legno al secondo, spesso coperto da tetto a quattro falde inclinate.

Se sei un appassionato di storie e di territori raccontati in modo creativo e coinvolgente, allora l’Ecomuseo della Riserva fa per te: un centro visita sempre vivo e pulsante che accoglie ogni anno scuole e turisti alla ricerca di un modo nuovo di leggere la natura degli ambienti e della gente.